Il 9 marzo di quest'anno, arrivano alla nostra Casa di Pisa, Massimo, gravemente malato di cancro, la moglie Angela ed il figlio Alessandro.
Appena conosciamo Massimo, ci accorgiamo che è una persona abituata ad affrontare la realtà con fiducia ed ottimismo, a combattere tutte le difficoltà, un vero “gladiatore”, come amava definirlo sua moglie.
Nei giorni successivi, in seguito ad un ricovero urgente in ospedale, la sentenza: a Massimo rimangono pochi giorni di vita.
Anziché tornare in Sicilia rassegnati, decidono di rimanere a Pisa per contrastare fino in fondo la malattia, confortati dal percepire la casa che li ospitava come la “loro vera abitazione”, e soprattutto perché, come disse una sera: “nel periodo più brutto della mia vita, ho incontrato qui le persone più belle”.
Dal quel momento, passano sei mesi: difficili, dolorosi, ma anche belli, intensi e pieni. Massimo è ormai diventato il centro ed il cuore di Casa Cilla. Passa le giornate, costretto dalla malattia, sulla poltrona della sala comune. Ogni persona (ospite e volontario) viene accolta dal suo sorriso, dalla sua cordialità e dal suo affetto. Pur fortemente provato dal dolore e dalla malattia, non si lamenta mai, è sempre fiducioso ed ha una parola di conforto, di consiglio e di aiuto per tutti. Ormai non è più un ospite che andiamo a trovare perché dobbiamo fare caritativa o perché lui ha bisogno: è più un ricevere che un dare. Infatti, mentre all’inizio eravamo tutti preoccupati a fargli riconoscere che il Signore lo amava, nonostante la durezza del periodo che stava vivendo, poi invece ci siamo resi conto che proprio la sua amicizia e la sua compagnia erano un’evidenza dell’Amore di Dio per ciascuno di noi.
Per questo, ci siamo trovati spontaneamente ad essere sempre più presenti nella Casa, al di là dei turni abituali. In particolare, in questo periodo, il marito di una nostra volontaria, che aveva da poco perso il lavoro e che aveva vissuto, fino a quel momento, solo di riflesso l’esperienza di Casa Cilla, ha conosciuto Massimo una mattina accompagnandolo in ospedale. Da quel momento, è andato tutte le sere a trovarlo, imparando così a stare di fronte a ciò che accade.
Anche un’altra volontaria, nonostante una dolorosa ed invalidante sciatalgia, tutte le mattine faceva un bel tragitto a piedi da casa sua, solo per trovare Massimo.
Stare con Massimo faceva perdere a tutti anche la cognizione del tempo: quante volte ci siamo ritrovati con lui ben oltre l’ora di cena, tanto era piacevole e bella la sua compagnia.
E sempre, accanto a lui, giorno e notte, la moglie Angela, instancabile nel cercare di alleviare ogni suo dolore: hanno testimoniato a tutti, senza parole, ma vivendolo, cosa vuol dire l’amore tra sposi, “per sempre”, “nella gioia e nel dolore”.
Il 24 ottobre Massimo muore, testimoniando fino in fondo come si può vivere la sofferenza e la malattia con dignità e serenità, lottando ed amando la vita fino all’ultimo.
Nella Casa, lui ha sempre detto di aver trovato la sua vera casa e che noi eravamo diventati la sua famiglia, tanto che ha voluto che il suo funerale venisse celebrato a Pisa.
Così anche una situazione di grande dolore e fatica è diventata per tutti noi segno e certezza del Mistero che guida con bontà la vita di chi si affida a Lui.